martedì 13 aprile 2010

(12) 8a Lezione: Follia, Quella Vera

Se credete che i pazzi, i veri folli, quegli ordinari massacratori del buon senso che popolano le Piccole Botteghe degli Orrori, siedano lontano da voi, se pensate che la loro insana pazzia non vi tocchi se non in un servizio di colore a pié di pagina di un telegiornale, siete caduti nel più grossolano degli errori.

Mettete caso di portare un bambino di 4 anni dal dentista perché ha un po' male a un dente. E di scoprire che sta semplicemente perdendo il primo dentino da latte, in largo anticipo sulla media nazionale (sospiro di sollievo).

Poi il dentista lo guarda bene in bocca e nota che c'è qualcosa di lievemente, ma lievemente, ma appena appena storto (angoscia). Avete forse notato che manifesta qualche lieve difetto di pronuncia? Oddio, lì per lì in effetti, forse, effizza un pochino la esse, o essizza un pochino la zeta... Niente di che vi dice il dentista (che è molto gentile, esperto con i bambini, e cosa strana per nulla esoso nella parcella): è molto comune e non c'è niente da preoccuparsi (sospiro di sollievo).

Suggerimento: se il bambino fosse visto da un logopedista, questo potrebbe valutare di insegnargli qualche esercizio "buffo" (leggi: qualche "boccaccia") da fare ogni tanto, che aiuta, poiché è una cosa appena percettibile e non ha senso parlare di apparecchi o altre astrusità, che tutti ricordiamo dalla nostra infanzia priva di sottigliezze terapeutiche. Vi consiglia anche di chiamare proprio l'ASL di casa vostra, che ha degli ottimi logopedisti e con liste di attesa ridotta (stupore: una cosa di sanità pubblica che potrebbe funzionare?).

Fiduciosi di esservi imbattuti in una piega del sistema che funziona, come quei paleontologi che capitano su un'isola dimenticata dall'uomo dove ancora passeggiano i dinosauri, vi rivolgete alla pediatra di base, che si chiama "di base" perché quello è il suo livello visto che non distingue una ghiandola da una pustola (non è una battuta, purtroppo). La quale vi spiega che non può prescrivervi una visita dal logopedista perché prima ne serve un'altra.

Dal neuropsichiatra.

Rileggere qui sopra, prego.

A quel punto telefonate alla ASL, perché la stordita (di cui state cercando di liberarvi da un anno, n.d.a, se solo esistesse ancora un numero sufficiente di pediatri di base che siano un po' meno di base) non vi ha mai dato fiducia abbastanza neanche per farvi offrire un caffé. Eppure è vero: è prassi di Sanità Nazionale (con le maiuscole, perché certe cazzate vanno scritte con la maiuscola, come le malattie mortali e i nomi dei serial killer) che per portare un bambino di 4 anni a visita da un logopedista, pagato dallo Stato, cioé da voi e da me, prima dovete portarlo da un neuropsichiatra, pagato dallo Stato, cioé ancora da voi e da me.

«Non si spaventi» mi dice la logopedista di turno al telefono, «non è niente di cui aver timore, è prassi». Signora, le dico, non sono spaventato, e nemmeno stupefatto: sono incazzato come un elefante con un bastone su per il culo. Mi spieghi perché. «Perché è previsto così». Signora, mi scusi, ma a Norimberga questo tipo di risposta non è che ha funzionato benissimo... ho studiato abbastanza medicina e biologia da capire la differenza tra il mio orecchio e il suo sfintere, e in questo momento dovessi afferrare un cric da un'auto di passaggio, tra i due non lo infilerei nel mio orecchio...

Mi si brucia un fanalino dell'auto, costo 70 centesimi, vado per farlo cambiare e mi dicono: no, prima deve farsi fare la convergenza e sostituire gli pneumatici. Si ma scusate, è un fanale, una lampadina: macché, è prassi. Sticazzi.

Ora, capisco che ci sia una quantità percentuale, direi ridotta, di problemi di pronuncia o di parola che sia legata a questioni neuropsicologiche: ma in genere si tratta di palato o denti storti, un difetto di conformazione che porta a sibilare qualche consonante. Se poi scopri che non sei nella maggioranza dei normali, dopo e dico dopo magari vai a un livello superiore a farti controllare la palla di spugna che trasporti nel cranio. Ma così è veramente insensato. Se ho un callo, vado dal callista. E' un callo: come avere un secondo alluce che cresce sul tallone. Non devo farmi fare un checkup completo dall'ortopedico per escludere tutto quanto sta scritto nel manuale di anatomia patologica per potermi far curare un callo.

E allora: questi sono impazziti. Non mi sogno neanche di portare un bambino di 4 anni da un neuropsichiatra perchè forse ha il palato lievemente, ma lievemente, a cuspide. Viva gli apparecchi per i denti, abbasso i coglioni fuori di testa. Ed è inutile prendersela con questo o quel ministro, perché chissà a quando risale, e chi ha stabilito, una prassi che sta fuori da ogni forma di buon senso.

Inizio a provare una certa comunanza di sentimenti con quei pazzi rivoluzionari che, dando fuoco alle rivolte in tutta una serie di Paesi dimenticati da Dio e dagli uomini, hanno iniziato mettendo al muro tutti i professori e i medici. Forse un po' estremi nei metodi, ma per la miseria, non si può contestare il principio. Perché un medico che mi comunica come normale una cosa del genere va passato per le armi, deve subire il giro di chiglia, il rogo, la vergine di Norimberga. L'Inquisizione, ci vuole, ma una civile e ben armata che faccia il giro di questa Nazione dei miei coglioni, dai ministeri giù giù fino ai burocratucoli delle balle nascosti negli ufficetti dei paesini più piccoli. Tutti in piazza, processo popolare: presiede mia nonna. Che non aveva studiato un cazzo, ma perdìo, sapeva riconoscere un imbecille quando ne incontrava uno, e aveva abbastanza buon senso da distinguere la cacca dalla nutella.

La Lezione di oggi del Manuale è: non siate vaccinati alla follia che si nasconde nelle pieghe del mondo reale. Non guardatela con un risolino di sufficienza. Non fate spallucce come foste davanti a un aneddoto, a una cosa imprevista e imprevedibile che avete visto per caso e che capita di rado. Fate un casino del diavolo: perché essa è qui, è ovunque, è intorno a voi. Si annida nelle facce sudaticce di quegli emeriti coglioni che, da brave pecore che siete, vi siete messi in fila per votare nelle scorse settimane, da una parte e dell'altra; si annida nello scazzo anale del responsabile del vostro ufficio postale, nella brioche sbavata sulla scrivania del capufficio della vostra anagrafe, nella strafottenza silenziosa del vigile urbano sotto casa. Ribellatevi. Incazzatevi. Non mandate il mondo affanculo, o la sorte: mandateci persone reali, prendetele a calci, a sputi, fatevi vedere e sentire. Non accettate con rassegnazione e superiorità le follie del quotidiano, perché la vostra è la superiorità della pecora che crede scappando di aver risparmiato la vita al lupo. Date a voi stessi la prova di essere vivi: incazzatevi come furetti, rifiutate qualsiasi cosa che sia fuori dalla grazia di Dio e del buon senso, specie quelle minchiate assurde che hanno costi, economici sociali e psicologici, perché quei costi sono sempre a carico nostro. Ci prendono per il culo e ci presentano la parcella, che sia sotto forma di fattura o di tasse. Fatevi sentire per la miseria!