venerdì 18 giugno 2010

(15) Gent.mo Sig. Dio

Gent.mo Sig. Dio,

qualora nella sua imperscrutabile saggezza, Ella stesse pensando di chiamare a sé la mia modestissima persona nel presente periodo di tempo, con la presente voglio umilmente richiederLe, qualora possibile, di provvedere affinché ciò avvenga questa notte.

Voglia comprendere che tale mia richiesta, per quanto all'apparenza bizzarra, non è mossa dai comuni sentimenti che spesso motivano le anime rinunciatarie o deluse, atteggiamento che, come Lei certo saprà in quanto tutto sa, è assai lontano dalle mie abitudini e dal mio carattere.

Si tratta in realtà di una motivazione, per quanto non di immediata comprensione, di natura estetica.

Nel mio umano brancolare nel buio, sono immodestamente convinto che Lei sia ben lungi dall'essere quella figura distante e granitica che la prassi, la Legge e gli insegnamenti ci hanno consegnato. E' al contrario mia ferma convinzione che noi tutti, Suoi infinitesimali figli, abbiamo nel corso della nostra effimera e tutto sommato insignificante vita la possibilità - mi lasci dire, almeno una possibilità - di alzare le mani al cielo e toccare il Suo volto, e sperimentare un momento perfetto. Sarà forse per questo che da tempo ormai vado in giro a braccia alzate: cosa che che tra i miei simili è stata troppo spesso interpretata come un segnale di resa, di accettazione, il che mi ha portato nel tempo ad essere oggetto quasi invisibile e reitenuto indegno di considerazione, nel corso delle umane vicende di coloro mi stanno intorno, troppo tesi e concentrati alla soddisfazione di sé, inutile ma all'apparenza appagante, e troppo incuranti di chi, o cosa, possano essi travolgere nella infinitamente stupida ricerca della perfetta circolarità del proprio ombelico. Noncurante di ciò, e del pensiero altrui, con anzi il pensiero unicamente a Lei rivolto, ho scelto e proseguito nella mia convinzione di tendere sempre e comunque le braccia al cielo: non si sa mai.

Credo infatti, ma rimetto a Lei come è ovvio la conferma o disconferma di questa mia convinzione, che quell'istante arrivi per tutti noi miseri Suoi figli, una volta nel corso della vita, e tutto sta a saper cogliere il momento perfetto.

Ora, poiché le cose umane sono governate dalle Leggi che Ella ha ritenuto di creare per la Natura e le vicende terrene, credo anche esistano segni dell'approssimarsi degli eventi: il ritirarsi del mare e la calma prima della burrasca, il rotolare delle nuvole prima del temporale, come Le è ovviamente più che noto (sono cose di cui Ella detiene i diritti ad aeternum, dopotutto, ma Le consiglio di stare comunque all'occhio, alcune multinazionali credo stiano cercando di brevettarle lo stesso).

Questa mia è quindi spinta dal fatto che ho recentemente osservato anche nel naturale, o innaturale (a causa delle spinte caotiche di chi mi circonda incurante di altri che di sé stesso), svolgersi degli eventi alcuni segni i quali mi suggeriscono come quel momento perfetto possa per me essere prossimo ad accadere. E vorrei davvero cercare di non mancarlo.

Per quanto i miei simili siano ormai portati a ritenere le vicende umane come cose assurdamente complicate, quando esse sono in realtà a mio avviso di una semplicità disarmante; e siano parimenti portati a credere che la propria vicenda umana sia l'unica ad essere degna di considerazione ed impegno, e a fottersi (mi perdoni l'espressione, segni sul mio conto perfavore) gli altri, vicini o lontani, nell'assoluta ricerca della irragiungibile soddisfazione del proprio ego e solo di quello; io credo di aver ricevuto il dono (in questo caso, certamente da Ella elargito) o la maledizione (per cui al contrario arriverei quindi a ipotizzare lo zampino della sua Controparte) di vedere la semplicità delle cose. Ed è questa.

Siamo prede del continuo mutare, dell'affaccendarsi di una dannata (con rispetto parlando) cosa dietro l'altra. Mentre ci si disinteressa di una, solo perché non è importante per sé (e chi se ne frega se lo è per qualcun altro), un'altra si solleva, e una terza minaccia di colpirci alle spalle. E' assai raro, quasi impossibile, trovare un momento della vita in cui tutto sia per un istante fermo, concluso, prima che altro abbia inizio. Talmente raro da essere un fatto quasi unico: un momento perfetto.

Tale è la mia condizione in questo momento. Per dirla con un linguaggio a me, quanto ad Ella, certamente caro, quello scientifico, tutti gli indicatori, tutti gli strumenti che mi circondano, tutte le macchine fisiche e psicologiche cui ognuno di noi è inconsapevolmente attaccato dalla nascita alla polvere, nel mio caso stanno praticamente a zero. E' vicino, vicinissimo, imminente il momento esatto e unico in cui tutte sono effettivamente azzerate. La psicologia umana (che nella sua stessa definizione è una pseudo-scienza inesatta e fondamentalmente imbecille) attribuisce valore altamente negativo a cose come il "senso di svuotamento", ma esso negativo non è: come direbbero i pensatori orientali, certamente ad Ella assai cari per la saggezza e la semplicità che hanno sempre insegnato senza che noi fossimo capaci di ascoltare, la mia coppa è vuota, e solo quando essa è vuota è pronta per essere riempita, per ricevere. Seduto immobile e circondato dall'affanno degli sciocchi che si arrabattano per mantere la propria coppa sempre piena, anzi debordante, versandovi solo l'olio denso e puzzolente del proprio ego, so che la mia è vuota, e possiedo un piccolo, minimo, infinitesimale cristallo di pace. Compatisco chi non lo capisce, e mi rammarico di non aver avuto, in ultima analisi, le doti sufficienti a diffondere e far comprendere questa semplice realtà. Ma in un mondo in cui gli esseri umani, ovunque, si rifiutano di ascoltare la Sua parola, è puerile che io mi rammarichi del fatto che non abbiano voluto ascoltare le mie: si sarà accorto facilmente di come siano tutti troppo intenti ad ascoltare solo la propria stessa voce per sentire qualsiasi altra cosa.

Vediamo: ho pagato tutti i miei debiti, non ho pendenze (ho sempre dormito male pensando di dovere qualcosa a qualcuno, e mi sono sempre fatto un punto d'onore di non chiedere favori se non a quelle pochissime e rarissime persone che, come me, non avrebbero mai e poi mai pensato di tenere un punteggio e fare mercato nel Tempio dei rapporti umani). Ho pagato anche il canone Rai, per quanto a tutt'oggi io non possa vederne il segnale (farebbe cosa gradita ai miei vicini di casa se volesse metterci una parola... molti sono convinti che per quello, ormai neanche il Suo altrimenti onnipotente intervento potrebbe portare un cambiamento, ma io ho un residuo filo di speranza). Bollo, assicurazioni, abbonamenti, è tutto in regola. Ho da sempre trascritto, per l'uso di chi dovesse poi mettere ordine, i miei codici bancari, le password e le sottoscrizioni di cui nel mio tempo libero faccio uso. Non possiedo beni terreni, se non l'auto su cui mi muovo, e null'altro che mi sia di esclusiva proprietà, e con assoluta carenza di modestia dico, scusate se è poco di questi tempi e in questi anni (lo so, è orgoglio, voglia benevolmente aggiungere al mio conto anche questo, tenendo conto però del valore di controtendenza verso la cosiddetta società del possedere e dell'apparire).

Sono svuotato di senso degli obiettivi, perché tutti quelli che mi ero immodestamente posto li ho raggiunti, od ho raggiunto la chiara comprensione che non mi è dato raggiungerli (chiedo scusa per la confusione grammaticale di questa frase, mi conceda bonariamente in questo mio esercizio letterario una piccola licenza poetica). Non ho più nulla da dire, perché tutto ciò che potevo, ho detto e ripetuto. Non provo neanche più quel senso di impotenza nel vedere ogni mia singola parola colpire orecchie di pietra e cuori tronfi di egocentrismo. Ho capito che il nostro compito, di noi tutti, è accumulare idee, conoscenze, esperienze, e comunicarle agli altri. Se poi essi vogliano darvi ascolto o lavarsene le mani, è al di fuori del mio controllo, e ho raggiunto una cristallina pace spirituale sulla immutabilità di questo fatto. Non perché io creda di avere delle verità assolute da rivelare: ma perché ho le mie, di verità, come i miei pensieri e i miei sentimenti e convinzioni, e tutto ciò ha basi e motivi di essere, e questo dovrebbe essere degno di una piccola, minima attenzione, come lo dovrebbe essere ciò che riguarda ogni essere umano.

Se sull'aereo instabile a bordo del quale attraversiamo la vita sono stato progressivamente spinto indietro, di fila in fila, perché i posti dei Giusti sono stati progressivamente autoassegnati da chi ci si sedeva per stare davanti agli altri, per dirla con Brecht mi accontento di sedermi tra chi resta, là dove un posto è rimasto libero. Le opinioni altrui, o la tristissima assenza di opinioni altrui, pietosamente sostituite dalla falsa pienezza del sé, non possono cambiare la realtà delle cose, e anche su questo sono sereno.

Ho fatto quanto potevo, forse ho mancato nel non realizzare pienamente il mio potenziale, certo avrei potuto fare di più - Ella sa quanto mi è cara la parabola dei talenti, che Suo Figlio ci ha elargito (a proposito, voglia estendere anche ad Egli e alla Sua stimatissima Mamma i miei più cordiali saluti). Ma non vi è altro che io possa fare, contributo che io possa dare. Ho dato tutto quello che avevo, e a nessuno pare importare. Anche su questo però sono sereno, perché la mia coppa è meravigliosamente vuota. Gli altri? Voglio dirlo chiaro, anche se mi costerà un'altra voce sul conto a mio nome che Lei sta tenendo come è Suo compito: che gli altri si fottano. Forse, capiranno dopo, o forse non capiranno mai, ma la cosa non è più tra i miei interessi. Hanno fottuto me senza mai neanche curarsene per tanto di quel tempo, che credo di aver diritto allo sfogo: grazie.

Ciò che mi interessa è rivolgerLe questa mia modestissima richiesta, nel caso Ella voglia considerarla. Sarei lietissimo di questa Sua visita notturna, e gradirei enormemente offrirle un caffè prima della nostra partenza per qualsiasi-luogo-sia; gradirei sentire la Sua Voce e trarne conforto. Gradirei cogliere, incontrare e possedere quel momento perfetto, in cui finalmente io possa provare la beatitudine di un sorriso perfetto, ché ne ho quasi dimenticato l'intima essenza e la vera natura; non vedendone da tempo uno sincero, che venga dal cuore, sulle labbra altrui, e non trovando più la forza di formarlo con le mie.

A margine, La pregherei se possibile, domani, di scagliare sulla bastardissima terra un fottuto diluvio di grandine, o qualcosa del genere, incentrato sulla zona da me attualmente occupata, per mettere una mosca in tutte quelle orecchie che si sono sempre rifiutate di ascoltare altro che se stesse. Anzi, voglia ficcarci un paio di calabroni, tanto per andare sul sicuro. Possibilmente voglia scatenare anche uno stramaledetto terremotuccio, con un paio di ossa rotte qua e là - niente di grave, per carità, roba guaribile in quindici giorni salvo complicazioni, giusto qualcosa che immobilizzi alcune persone che dico io per un paio di settimane a letto, costringendole a fare quelle due cose che a mia memoria non ho mai visto loro compiere: 1) pensare, e 2) fare un cazzo di esame di coscienza.

Lascio che sia Ella a sbizzarrirsi nella scelta - in passato, come riportato nel Libro, devo riconoscere che ha saputo dare prova di grande fantasia, ed è stato capacissimo di catturare l'attenzione di un sacco di Suoi figli, da Adamo ed Eva a Noé a Sodoma fino all'Egitto. A Sua discrezione quindi, una pioggia di rane in crisi diarroica, o una morìa di tutti i criceti primigeniti, l'appassimento improvviso di tutte le aiuole e piante posizionate in "certi" balconi e giardini, una piccola esondazione fognaria direttamente in una lista di cessi che posso fornirLe con precisione chirurgica, con conseguente riversamente di litri cento (almeno) di liquami. Vorrei essere spettatore di questo. In questo momento, tra le mia fobie che Lei certo conosce e le mie umane ed eterne incertezze, non so se esista "qualcosa" che io, volesse Lei accogliere questa mia istanza, possa conoscere per così dire "a posteriori "dell'evento. Ma ho scelto di immedesimarmi nella scommessa di Pascal. E almeno togliermi quella piccola soddisfazione che finora in quasi 40 anni terreni non sono riuscito a togliermi.

Voglia insomma Ella fare ciò che da tempo immemore, direi dall'Antico Testamento ormai, ha perso l'abitudine di fare: prenda a sonori calci nel culo un po' di gente. Non posso farlo io, ma davvero è uno spettacolo cui vorrei assistere. Anche da un luogo che non sia questo, anche dopo. E non voglio credere che perfino Lei si sia rassegnato: mi approssimo al mio momento perfetto, e voglio davvero farlo con ottimismo.

Cordialmente e con la massima stima.

venerdì 11 giugno 2010

(14) 10a Lezione: 715mila Euri

L'altra sera spippolando sul satellite mi imbatto nella ritrasmissione completa ed accurata della conferenza stampa-fiume di tale SanToro Michele da Salerno. Mi trattengo pochi minuti, cogliendo in pieno una filippica che il Santo spara contro l'azienda per cui lavora (la televisione pubblica, che paghiamo noi) e lamentando le condizioni economiche precarie in cui lvorano alcuni suoi redattori con contratti atipici e retribuzioni insoddisfacenti.

Asserisce (in mezzo ad altri deliri, mentre la saliva gli lapilla dai labbroni) che «se ho un bravo redattore che guadagna mille euro al mese, ma vogliamo dargliene almeno milleduecento, milletrecento?». Cazzo, vogliamo? E magari vogliamo parlare delle testate giornalistiche che fanno fare i redattori a persone che lo sanno anche fare ma senza riconoscere la dignità da giornalisti (neanche pubblicisti) per non rilasciare contratti seri e proteggere la propria casta di cui S. Toro fa pure parte (lo so per esperienza diretta)? Ma non importa: diamogli quei milletrecento euro, maledetta Rai (che comunque paghiamo noi)!

Oggi, 11 giugno dell'Anno del Signore 2010, La Stampa di Torino pubblica gli stipendi del signor S. Toro e di altri dipendenti della tv pubblica (che, ricordo, paghiamo noi): sotto il suo simpatico faccione compare la cifra di 715.000 euri (settecentoquindicimila/00).Quando uno ha ragione, ha ragione. Poiché io ne guadagno meno di un ventesimo, e pago pure un canone per un (dis)servizio pubblico che grazie al digitale terrestre a Moncalieri dove abito non vedo neanche più per carenza di segnale, egregio Signor S. Toro, le spiace i milletrecento euro a quel redattore, sfruttato con un contratti atipico e retribuzione insoddisfacente dalla sua redazione, darglieli lei? Così, quando ha un ritaglio di tempo mentre il popolo italiota la osanna con connivenza stolida e imbecille, come suo solito. (E poi gentilmente fateci sapere anche il costo di altri personaggi come il signor Travaglio, sarei curioso di conoscere quanto mi costa il parto delle sue sparate, al netto della ventina di libri con il suo nome in copertina che ho visto sabato in libreria, visto che paghiamo noi pure i suoi gettoni di presenza...)

E vaffanculo!

PS1: che un tal signor Pupo ne guadagni 400mila è perfino più fastidioso, ma l'argomentazione diventerebbe dispersiva.

PS2: Milena Gabanelli, l'unica giornalista seria probabilmente in circolazione in Rai al momento (visto che di Paolo Mieli si son perse le tracce), per Report è oggetto di cause legali varie per decine di milioni di euro. Ne guadagna 150mila, un terzo circa di Pupo. A me a questo punto è andato di traverso il caffé, che non è grave, è grave che sono uno dei pochi, se non l'unico.

Ps3: questo blog non si occupa di politica. Si occupa di buon senso. Nel caso qualcuno avesse un dubbio.

Dio benedica il giorno in cui vi alzerete scoprendo che potete anche dissociarvi dal popolo bue, e che quella cosa che la mattina lasciate sul comodino è proprio il vostro cervello. E' quasi nuovo, praticamente un chilometri zero: varrebbe la pena usarlo...