venerdì 18 giugno 2010

(15) Gent.mo Sig. Dio

Gent.mo Sig. Dio,

qualora nella sua imperscrutabile saggezza, Ella stesse pensando di chiamare a sé la mia modestissima persona nel presente periodo di tempo, con la presente voglio umilmente richiederLe, qualora possibile, di provvedere affinché ciò avvenga questa notte.

Voglia comprendere che tale mia richiesta, per quanto all'apparenza bizzarra, non è mossa dai comuni sentimenti che spesso motivano le anime rinunciatarie o deluse, atteggiamento che, come Lei certo saprà in quanto tutto sa, è assai lontano dalle mie abitudini e dal mio carattere.

Si tratta in realtà di una motivazione, per quanto non di immediata comprensione, di natura estetica.

Nel mio umano brancolare nel buio, sono immodestamente convinto che Lei sia ben lungi dall'essere quella figura distante e granitica che la prassi, la Legge e gli insegnamenti ci hanno consegnato. E' al contrario mia ferma convinzione che noi tutti, Suoi infinitesimali figli, abbiamo nel corso della nostra effimera e tutto sommato insignificante vita la possibilità - mi lasci dire, almeno una possibilità - di alzare le mani al cielo e toccare il Suo volto, e sperimentare un momento perfetto. Sarà forse per questo che da tempo ormai vado in giro a braccia alzate: cosa che che tra i miei simili è stata troppo spesso interpretata come un segnale di resa, di accettazione, il che mi ha portato nel tempo ad essere oggetto quasi invisibile e reitenuto indegno di considerazione, nel corso delle umane vicende di coloro mi stanno intorno, troppo tesi e concentrati alla soddisfazione di sé, inutile ma all'apparenza appagante, e troppo incuranti di chi, o cosa, possano essi travolgere nella infinitamente stupida ricerca della perfetta circolarità del proprio ombelico. Noncurante di ciò, e del pensiero altrui, con anzi il pensiero unicamente a Lei rivolto, ho scelto e proseguito nella mia convinzione di tendere sempre e comunque le braccia al cielo: non si sa mai.

Credo infatti, ma rimetto a Lei come è ovvio la conferma o disconferma di questa mia convinzione, che quell'istante arrivi per tutti noi miseri Suoi figli, una volta nel corso della vita, e tutto sta a saper cogliere il momento perfetto.

Ora, poiché le cose umane sono governate dalle Leggi che Ella ha ritenuto di creare per la Natura e le vicende terrene, credo anche esistano segni dell'approssimarsi degli eventi: il ritirarsi del mare e la calma prima della burrasca, il rotolare delle nuvole prima del temporale, come Le è ovviamente più che noto (sono cose di cui Ella detiene i diritti ad aeternum, dopotutto, ma Le consiglio di stare comunque all'occhio, alcune multinazionali credo stiano cercando di brevettarle lo stesso).

Questa mia è quindi spinta dal fatto che ho recentemente osservato anche nel naturale, o innaturale (a causa delle spinte caotiche di chi mi circonda incurante di altri che di sé stesso), svolgersi degli eventi alcuni segni i quali mi suggeriscono come quel momento perfetto possa per me essere prossimo ad accadere. E vorrei davvero cercare di non mancarlo.

Per quanto i miei simili siano ormai portati a ritenere le vicende umane come cose assurdamente complicate, quando esse sono in realtà a mio avviso di una semplicità disarmante; e siano parimenti portati a credere che la propria vicenda umana sia l'unica ad essere degna di considerazione ed impegno, e a fottersi (mi perdoni l'espressione, segni sul mio conto perfavore) gli altri, vicini o lontani, nell'assoluta ricerca della irragiungibile soddisfazione del proprio ego e solo di quello; io credo di aver ricevuto il dono (in questo caso, certamente da Ella elargito) o la maledizione (per cui al contrario arriverei quindi a ipotizzare lo zampino della sua Controparte) di vedere la semplicità delle cose. Ed è questa.

Siamo prede del continuo mutare, dell'affaccendarsi di una dannata (con rispetto parlando) cosa dietro l'altra. Mentre ci si disinteressa di una, solo perché non è importante per sé (e chi se ne frega se lo è per qualcun altro), un'altra si solleva, e una terza minaccia di colpirci alle spalle. E' assai raro, quasi impossibile, trovare un momento della vita in cui tutto sia per un istante fermo, concluso, prima che altro abbia inizio. Talmente raro da essere un fatto quasi unico: un momento perfetto.

Tale è la mia condizione in questo momento. Per dirla con un linguaggio a me, quanto ad Ella, certamente caro, quello scientifico, tutti gli indicatori, tutti gli strumenti che mi circondano, tutte le macchine fisiche e psicologiche cui ognuno di noi è inconsapevolmente attaccato dalla nascita alla polvere, nel mio caso stanno praticamente a zero. E' vicino, vicinissimo, imminente il momento esatto e unico in cui tutte sono effettivamente azzerate. La psicologia umana (che nella sua stessa definizione è una pseudo-scienza inesatta e fondamentalmente imbecille) attribuisce valore altamente negativo a cose come il "senso di svuotamento", ma esso negativo non è: come direbbero i pensatori orientali, certamente ad Ella assai cari per la saggezza e la semplicità che hanno sempre insegnato senza che noi fossimo capaci di ascoltare, la mia coppa è vuota, e solo quando essa è vuota è pronta per essere riempita, per ricevere. Seduto immobile e circondato dall'affanno degli sciocchi che si arrabattano per mantere la propria coppa sempre piena, anzi debordante, versandovi solo l'olio denso e puzzolente del proprio ego, so che la mia è vuota, e possiedo un piccolo, minimo, infinitesimale cristallo di pace. Compatisco chi non lo capisce, e mi rammarico di non aver avuto, in ultima analisi, le doti sufficienti a diffondere e far comprendere questa semplice realtà. Ma in un mondo in cui gli esseri umani, ovunque, si rifiutano di ascoltare la Sua parola, è puerile che io mi rammarichi del fatto che non abbiano voluto ascoltare le mie: si sarà accorto facilmente di come siano tutti troppo intenti ad ascoltare solo la propria stessa voce per sentire qualsiasi altra cosa.

Vediamo: ho pagato tutti i miei debiti, non ho pendenze (ho sempre dormito male pensando di dovere qualcosa a qualcuno, e mi sono sempre fatto un punto d'onore di non chiedere favori se non a quelle pochissime e rarissime persone che, come me, non avrebbero mai e poi mai pensato di tenere un punteggio e fare mercato nel Tempio dei rapporti umani). Ho pagato anche il canone Rai, per quanto a tutt'oggi io non possa vederne il segnale (farebbe cosa gradita ai miei vicini di casa se volesse metterci una parola... molti sono convinti che per quello, ormai neanche il Suo altrimenti onnipotente intervento potrebbe portare un cambiamento, ma io ho un residuo filo di speranza). Bollo, assicurazioni, abbonamenti, è tutto in regola. Ho da sempre trascritto, per l'uso di chi dovesse poi mettere ordine, i miei codici bancari, le password e le sottoscrizioni di cui nel mio tempo libero faccio uso. Non possiedo beni terreni, se non l'auto su cui mi muovo, e null'altro che mi sia di esclusiva proprietà, e con assoluta carenza di modestia dico, scusate se è poco di questi tempi e in questi anni (lo so, è orgoglio, voglia benevolmente aggiungere al mio conto anche questo, tenendo conto però del valore di controtendenza verso la cosiddetta società del possedere e dell'apparire).

Sono svuotato di senso degli obiettivi, perché tutti quelli che mi ero immodestamente posto li ho raggiunti, od ho raggiunto la chiara comprensione che non mi è dato raggiungerli (chiedo scusa per la confusione grammaticale di questa frase, mi conceda bonariamente in questo mio esercizio letterario una piccola licenza poetica). Non ho più nulla da dire, perché tutto ciò che potevo, ho detto e ripetuto. Non provo neanche più quel senso di impotenza nel vedere ogni mia singola parola colpire orecchie di pietra e cuori tronfi di egocentrismo. Ho capito che il nostro compito, di noi tutti, è accumulare idee, conoscenze, esperienze, e comunicarle agli altri. Se poi essi vogliano darvi ascolto o lavarsene le mani, è al di fuori del mio controllo, e ho raggiunto una cristallina pace spirituale sulla immutabilità di questo fatto. Non perché io creda di avere delle verità assolute da rivelare: ma perché ho le mie, di verità, come i miei pensieri e i miei sentimenti e convinzioni, e tutto ciò ha basi e motivi di essere, e questo dovrebbe essere degno di una piccola, minima attenzione, come lo dovrebbe essere ciò che riguarda ogni essere umano.

Se sull'aereo instabile a bordo del quale attraversiamo la vita sono stato progressivamente spinto indietro, di fila in fila, perché i posti dei Giusti sono stati progressivamente autoassegnati da chi ci si sedeva per stare davanti agli altri, per dirla con Brecht mi accontento di sedermi tra chi resta, là dove un posto è rimasto libero. Le opinioni altrui, o la tristissima assenza di opinioni altrui, pietosamente sostituite dalla falsa pienezza del sé, non possono cambiare la realtà delle cose, e anche su questo sono sereno.

Ho fatto quanto potevo, forse ho mancato nel non realizzare pienamente il mio potenziale, certo avrei potuto fare di più - Ella sa quanto mi è cara la parabola dei talenti, che Suo Figlio ci ha elargito (a proposito, voglia estendere anche ad Egli e alla Sua stimatissima Mamma i miei più cordiali saluti). Ma non vi è altro che io possa fare, contributo che io possa dare. Ho dato tutto quello che avevo, e a nessuno pare importare. Anche su questo però sono sereno, perché la mia coppa è meravigliosamente vuota. Gli altri? Voglio dirlo chiaro, anche se mi costerà un'altra voce sul conto a mio nome che Lei sta tenendo come è Suo compito: che gli altri si fottano. Forse, capiranno dopo, o forse non capiranno mai, ma la cosa non è più tra i miei interessi. Hanno fottuto me senza mai neanche curarsene per tanto di quel tempo, che credo di aver diritto allo sfogo: grazie.

Ciò che mi interessa è rivolgerLe questa mia modestissima richiesta, nel caso Ella voglia considerarla. Sarei lietissimo di questa Sua visita notturna, e gradirei enormemente offrirle un caffè prima della nostra partenza per qualsiasi-luogo-sia; gradirei sentire la Sua Voce e trarne conforto. Gradirei cogliere, incontrare e possedere quel momento perfetto, in cui finalmente io possa provare la beatitudine di un sorriso perfetto, ché ne ho quasi dimenticato l'intima essenza e la vera natura; non vedendone da tempo uno sincero, che venga dal cuore, sulle labbra altrui, e non trovando più la forza di formarlo con le mie.

A margine, La pregherei se possibile, domani, di scagliare sulla bastardissima terra un fottuto diluvio di grandine, o qualcosa del genere, incentrato sulla zona da me attualmente occupata, per mettere una mosca in tutte quelle orecchie che si sono sempre rifiutate di ascoltare altro che se stesse. Anzi, voglia ficcarci un paio di calabroni, tanto per andare sul sicuro. Possibilmente voglia scatenare anche uno stramaledetto terremotuccio, con un paio di ossa rotte qua e là - niente di grave, per carità, roba guaribile in quindici giorni salvo complicazioni, giusto qualcosa che immobilizzi alcune persone che dico io per un paio di settimane a letto, costringendole a fare quelle due cose che a mia memoria non ho mai visto loro compiere: 1) pensare, e 2) fare un cazzo di esame di coscienza.

Lascio che sia Ella a sbizzarrirsi nella scelta - in passato, come riportato nel Libro, devo riconoscere che ha saputo dare prova di grande fantasia, ed è stato capacissimo di catturare l'attenzione di un sacco di Suoi figli, da Adamo ed Eva a Noé a Sodoma fino all'Egitto. A Sua discrezione quindi, una pioggia di rane in crisi diarroica, o una morìa di tutti i criceti primigeniti, l'appassimento improvviso di tutte le aiuole e piante posizionate in "certi" balconi e giardini, una piccola esondazione fognaria direttamente in una lista di cessi che posso fornirLe con precisione chirurgica, con conseguente riversamente di litri cento (almeno) di liquami. Vorrei essere spettatore di questo. In questo momento, tra le mia fobie che Lei certo conosce e le mie umane ed eterne incertezze, non so se esista "qualcosa" che io, volesse Lei accogliere questa mia istanza, possa conoscere per così dire "a posteriori "dell'evento. Ma ho scelto di immedesimarmi nella scommessa di Pascal. E almeno togliermi quella piccola soddisfazione che finora in quasi 40 anni terreni non sono riuscito a togliermi.

Voglia insomma Ella fare ciò che da tempo immemore, direi dall'Antico Testamento ormai, ha perso l'abitudine di fare: prenda a sonori calci nel culo un po' di gente. Non posso farlo io, ma davvero è uno spettacolo cui vorrei assistere. Anche da un luogo che non sia questo, anche dopo. E non voglio credere che perfino Lei si sia rassegnato: mi approssimo al mio momento perfetto, e voglio davvero farlo con ottimismo.

Cordialmente e con la massima stima.

venerdì 11 giugno 2010

(14) 10a Lezione: 715mila Euri

L'altra sera spippolando sul satellite mi imbatto nella ritrasmissione completa ed accurata della conferenza stampa-fiume di tale SanToro Michele da Salerno. Mi trattengo pochi minuti, cogliendo in pieno una filippica che il Santo spara contro l'azienda per cui lavora (la televisione pubblica, che paghiamo noi) e lamentando le condizioni economiche precarie in cui lvorano alcuni suoi redattori con contratti atipici e retribuzioni insoddisfacenti.

Asserisce (in mezzo ad altri deliri, mentre la saliva gli lapilla dai labbroni) che «se ho un bravo redattore che guadagna mille euro al mese, ma vogliamo dargliene almeno milleduecento, milletrecento?». Cazzo, vogliamo? E magari vogliamo parlare delle testate giornalistiche che fanno fare i redattori a persone che lo sanno anche fare ma senza riconoscere la dignità da giornalisti (neanche pubblicisti) per non rilasciare contratti seri e proteggere la propria casta di cui S. Toro fa pure parte (lo so per esperienza diretta)? Ma non importa: diamogli quei milletrecento euro, maledetta Rai (che comunque paghiamo noi)!

Oggi, 11 giugno dell'Anno del Signore 2010, La Stampa di Torino pubblica gli stipendi del signor S. Toro e di altri dipendenti della tv pubblica (che, ricordo, paghiamo noi): sotto il suo simpatico faccione compare la cifra di 715.000 euri (settecentoquindicimila/00).Quando uno ha ragione, ha ragione. Poiché io ne guadagno meno di un ventesimo, e pago pure un canone per un (dis)servizio pubblico che grazie al digitale terrestre a Moncalieri dove abito non vedo neanche più per carenza di segnale, egregio Signor S. Toro, le spiace i milletrecento euro a quel redattore, sfruttato con un contratti atipico e retribuzione insoddisfacente dalla sua redazione, darglieli lei? Così, quando ha un ritaglio di tempo mentre il popolo italiota la osanna con connivenza stolida e imbecille, come suo solito. (E poi gentilmente fateci sapere anche il costo di altri personaggi come il signor Travaglio, sarei curioso di conoscere quanto mi costa il parto delle sue sparate, al netto della ventina di libri con il suo nome in copertina che ho visto sabato in libreria, visto che paghiamo noi pure i suoi gettoni di presenza...)

E vaffanculo!

PS1: che un tal signor Pupo ne guadagni 400mila è perfino più fastidioso, ma l'argomentazione diventerebbe dispersiva.

PS2: Milena Gabanelli, l'unica giornalista seria probabilmente in circolazione in Rai al momento (visto che di Paolo Mieli si son perse le tracce), per Report è oggetto di cause legali varie per decine di milioni di euro. Ne guadagna 150mila, un terzo circa di Pupo. A me a questo punto è andato di traverso il caffé, che non è grave, è grave che sono uno dei pochi, se non l'unico.

Ps3: questo blog non si occupa di politica. Si occupa di buon senso. Nel caso qualcuno avesse un dubbio.

Dio benedica il giorno in cui vi alzerete scoprendo che potete anche dissociarvi dal popolo bue, e che quella cosa che la mattina lasciate sul comodino è proprio il vostro cervello. E' quasi nuovo, praticamente un chilometri zero: varrebbe la pena usarlo...

mercoledì 12 maggio 2010

(13) 9a Lezione: La Testa (di Cazzo) nel Pallone

Ah, finalmente la Nazione lacerata dagli scandali politico-edilizi, turbata dal divorzio miliardario dello psicopremier, spaventata dalle pastette dirigenziali di una nota Banca, divisa perfino sulla ricorrenza della sua stessa Unità, si ritrova al tavolino del bar tra un cappuccio e una bionda media, unita nella discussione sul Verbo popolare, la vera ossatura del Paese: le convocazioni di Marcello Lippi per la Nazionale in vista dei Mondiali di calcio.

Meno male. Io e Mario ci preoccupavamo per un sacco di inezie. Adesso possiamo concentrarci su questo signore dai capelli candidi, toscano (e già questa è un'aggravante), che cordialmente intasca una quantità invereconda di milioni di denaro di fatto pubblico e altrettanto cordialmente manda affanculo chi gli chiede in virtù di quale logica ha scelto questo giocatore (Gattuso, Camoranesi, Iaquinta) al posto di quell'altro giocatore (Balotelli, Cassano, Miccoli).

Chiarisco: di Gattuso trovo divertenti gli spot, di Balotelli trovo divertente... beh niente. Per il resto non me ne frega un cazzo. Al bar, però, con il mio macchiato freddo stretto tra le dita e l'ultima copia di Wired appoggiata sul bancone, osservo. Da tempo.

Da tempo osservo, in quanto torinese, la ricorrente conversazione mattutina di due signori in giacca e cravatta, certamente funzionari (viste anche le Bmw parcheggiate in doppia fila) della adiacente Banca, che spuciazzando il croissant nella tazza, aulicamente discorrono sul presupposto che "Zaccheroni non ha capito un cazzo" (testuali, bonjour finesse). Accanto una vecchia tifosa presumo granata, inacidita e dalla voce insopportabilmente nasale, invece sbraita per il piacere delle orecchie di tutti, anche delle mie povere e martoriate, che "abbiamo giocato male" (ma che, eri in campo anche tu?), "i ragazzi non hanno dato tutto" (trattasi di raccolta fondi della parrocchia?), e via con questo tono, con immancabile riferimento agli "stronzi della Juve" (i due funzionari di cui sopra, n.d.a.). Finisco il caffé ed esco a prendere un po' di aria fresca.

Penso a quel vecchio compagno di scuola, di cui ho qui già scritto, che ho recentemente reincontrato dopo vent'anni il quale, come prima cosa dopo il "come stai", ha ritenuto di buon gusto farmi una battutaccia sulla Juve che aveva testé perso chissà quale partita (e a me che cazzo me ne frega, ma vabbé, transeat). Penso a quell'altro, oltretutto persona di acuto ingegno e cultura, che su Facebook invece di chiacchierare di varie amenità o argomenti un pochino più pregni (che ne so, biologia comparata dello scroto nei roditori, tnato per citare qualcosa di più sensato del calcio) mi trova online che penso ai cazzi miei e parimenti mi fa una battutaccia sulla Juve che ha ri-perso chissà quale altra partita. Il che mi porta a due conclusioni, una prettamente cittadina, una più ampia: A) i tifosi del Toro sono gente di merda (eh lo so, mi spiace, la verità fa male); B) tutti gli altri appassionati di calcio sono praticamente analoghi ai tifosi del Toro (così siete tutti contenti).

Mario questa cosa del calcio non l'ha mai capita. Lo conforto accarezzandogli le spine della schiena, coraggio, neanch'io la capisco, e dire che (mio malgrado) ci ho lavorato sopra tutti i giorni per almeno due anni, quand'ero a gestire il canale sportivo del quotidiano della mia città sul web - proprio nei giorni della cosiddetta Calciopoli: quella l'ho capita. Una squadra si è adoperata con vari mezzi per toglierne di mezzo altre tre o quattro, costruendosi un primo posto in classifica, poi ha mandato un suo dipendente alla Presidenza della Lega di questo presunto sport e si è fatta consegnare lo scudetto. Intanto sia quella squadra che le altre amabilmente confabulavano con arbitri e dirigenti per indicare a tavolino cosa doveva succedere e a favori di chi. Da almeno quattro anni questo argomento è attuale e seguito più dei terremoti e delle ermergenze umanitarie.

C'è un signore portoghese che verrebbe cacciato da qualsiasi ristorante di buon gusto per i suoi modi inurbani, il quale riceve alcuni milioni di denaro (pubblico anche quello, poiché deriva dalla vendita di pneumatici e benzina per le auto che tutti sono più o meno costretti a comprare e pagare salati) per sfanculare chiunque gli faccia una domanda in pubblico. Peraltro, è alla pari degli idioti dotati di tesserino da giornalista (quella cosa che ti danno se sei sinceramente un povero coglione con un amico che è già giornalista, n.d.a.), i quali ci provano un masochistico gusto a fargli domande idiote e farsi mandare affanculo (è più dignitoso, in fondo, andare a fotografare le pornostar).

C'è un tizio a Roma che ha sposato (con fasto nazionale) un'oca giuliva raccolta in un programma tv per decerebrati, idolatrato da metà della popolazione nazionale, il cui hobby è prendere a calci la gente e sputazzare in faccia a chi gli passa accanto. Probabilmente piace tanto proprio per quello - chi non vorrebbe spaccare una caviglia al vicino che taglia l'erba alle 8 del mattino del sabato, o sputare in faccia al collega della scrivania accanto che non fa un cazzo da mane a sera? Noi finiamo in tribunale, a questo signore danno (e ridàgli) altri milioni di euro.

C'è gente che in virtù dell'assunzione di sostanza alcolico-stupefacenti va allo stadio a bestemmiare, picchiare altra gente non sempre siffattamente alterata, lanciare motorini giù dalle tribune, minacciare questo e quello, inneggiare alla mafia, ai criminali di guerra serbi, e via discorrendo.

C'è un tizio svizzero (e pure questa è una aggravante) che dopo aver visto la Francia andare ai Mondiali grazie a un gol segnato con le mani, dice che va bene così. E' lo stesso tizio che bene o male da vent'anni decide a tavolino chi passa i turni del Mondiali stesso (Corea vi dice niente?), ma a lui va bene così, e anche a voi. Credeste a Babbo Natale più che al calcio, forse vi rispetterei un pochino.

C'è un sistema di denaro (vostro, imbecilli!) che decide e aggiusta, ogni anno vedete alla fine dei campionati partite per cui pagate soldi che avete guadagnato e che togliete dalla rata del mutuo o dalla pizza, che finiscono come fa comodo all'uno o all'altro. Avete di recente visto il culmine dell'intelligenza umana, i tifosi di una squadra romana che minacciano i propri giocatori affinché perdano allo scopo di danneggiare indirettamente l'altra squadra romana (il calcio è stupido, ma le diatribe da derby sono i peggiori vergognosi insulti all'intelligenza, almeno alla mia e a quella di chi ancora ce l'ha).

Potrei dilungarmi con decine di altri esempi, che tutti conoscono, e che sono superflui. Si tratta in fondo di una attività teppistica, che forse un tempo (prima della guerra) poteva anche essere associato all'idea di sport, non certo oggidì; la può praticare a livello "agonistico" (cioé venendo pagato per non fare un cazzo) chiunque abbia fiato per correre e sappia dare calci indifferentemente agli altri o a un pallone - insomma chiunque sul territorio nazionale. E infatti lo fa chiunque - abbiamo la nazionale, la nazionale degli esclusi dalla nazionale, la nazionale dei cantanti, la nazionale dei politici, la nazionale dei giornalisti (lì i calci sono giustificati), la nazionale dei pollivendoli degli stracciari e e dei ruzzolamerde. E tutti pagate per guardare queste torme di gente in mutande che scorrazzano su un prato, e per farlo magari non portate vostro figlio a correrci lui, su un prato, la domenica.

Mi preoccupa il mio, di figlio, che per quanto piccolo si sta interessando a questa pseudo-attività teppistico-sportiva, stimolato da altri bambini già preda dell'encefalogramma piatto (probabilmente spinti e motivati dall'ego represso di genitori altrettanto decerebrati). All'oratorio basta un pallone da calcio e senti ragazzini decenni snocciolare bestemmie da portuali sotto gli occhi del connivente parroco (in fondo c'è la partita con l'altra parrocchia da vincere, mettiamoci d'accordo, no all'espulsione al primo "Porco***", facciamo ammonizione - e te credo, se no dopo un quarto d'ora vi restano solo i portieri) e spaccarsi le gambe a calcioni come può avvenire nell'ora d'aria di qualsiasi cercere che si rispetti. Poveri bambini rastrellati come pecore in "scuole-calcio" (il termine è un controsenso in sé stesso, in una scuola impari cose che ti servono per crescere e diventare un uomo migliore un domani, non un coglione migliore oggi), e viene loro insegnato a mentire, insultare, fingere, simulare. Come i genitori che poi durante le partite si sputano in faccia e si menano in tribuna.

Non ci credete? Andate sul sito della Figc, e leggete le squalifiche e le motivazioni relative, per le serie minori dilettantistiche e giovanili. Vedrete avvocati e sacerdoti, presidenti di società con nomi di Santi, squalificati per settimane e mesi per bestemmie, aggressioni all'arbitro e risse. Ragazzini di 16 anni squalificati per settimane e mesi per essere entrati a partita finita nello spogliatoio avversario, non per dire "andiamo a farci una pizza" (come facevamo noi, almeno quando da bambino si giochicchiava d'estate al mare tra amici), ma per riempire di calci e mazzate un altro sedicenne reo di aver fatto un gol o due. E' tutto vero. Aprite gli occhi cazzo. E poi mandate ancora i vostir bambini alla scuola calcio a fare il campionato se avete le palle.

Spero di riuscire a motivare mio figlio, che non ha ancora 5 anni e non ha ancora un genitore decerebrato, a dedicarsi ad altra attività, che sia davvero sportiva: una in cui serva un vero talento, precisione, attenzione, e che insegni il rispetto e non la truffa. Lo so, sono un idealista: credo ancora che esistano il basket e il baseball.

Ma la cosa che mi preoccupa di più è la gente che mi circonda: a voi piace questa merda.

Le decisioni nel mio condominio, le attività nel mio ufficio, le decisioni nel mio Paese, sono prese da gente che se ne sbatte i coglioni di quanto vale il Paese stesso, le sue risorse naturali e umane, l'istruzione, il benessere, il buon senso, non si smuove per chi muore di fame o chi viene picchiato alla stazione, per chi ruba o chi ammazza una famiglia guidando ubriaco e non fa neanche un giorno di galera - ma fa manifestazioni e collette (di denaro vero!) per mantenere uno stadio di merda che va in frantumi da decenni perché un giorno di tanti anni fa ci ha giocato la sua squadra del cuore. Gente che sbrocca per una palla e una maglia colorata a strisce (o tinta unita, che è lo stesso).

Mi auguro che un giorno tirerete la testa fuori dal culo, che rinsavirete, magari prendendovi una spranga in testa, o un proiettile da un altro imbecille che però al contrario di voi gira armato, e non ha gradito che abbiate preso per il culo la sua squadra. Ma non lo farete.

Poi mi chiedete perché odio il calcio.
Ve lo spiego: perché mi hanno insegnato ed essere educato e civile. Credo che nascere bestie ignoranti non sia una colpa, ma essere ancora bestie ignoranti da adulti lo è.
Quando sento queste cazzate e mi chiamate in causa, vi dico, "odio il calcio".
In realtà odio voi.

[Credit per la vignetta utilizzata: qui la pagina originale]

martedì 13 aprile 2010

(12) 8a Lezione: Follia, Quella Vera

Se credete che i pazzi, i veri folli, quegli ordinari massacratori del buon senso che popolano le Piccole Botteghe degli Orrori, siedano lontano da voi, se pensate che la loro insana pazzia non vi tocchi se non in un servizio di colore a pié di pagina di un telegiornale, siete caduti nel più grossolano degli errori.

Mettete caso di portare un bambino di 4 anni dal dentista perché ha un po' male a un dente. E di scoprire che sta semplicemente perdendo il primo dentino da latte, in largo anticipo sulla media nazionale (sospiro di sollievo).

Poi il dentista lo guarda bene in bocca e nota che c'è qualcosa di lievemente, ma lievemente, ma appena appena storto (angoscia). Avete forse notato che manifesta qualche lieve difetto di pronuncia? Oddio, lì per lì in effetti, forse, effizza un pochino la esse, o essizza un pochino la zeta... Niente di che vi dice il dentista (che è molto gentile, esperto con i bambini, e cosa strana per nulla esoso nella parcella): è molto comune e non c'è niente da preoccuparsi (sospiro di sollievo).

Suggerimento: se il bambino fosse visto da un logopedista, questo potrebbe valutare di insegnargli qualche esercizio "buffo" (leggi: qualche "boccaccia") da fare ogni tanto, che aiuta, poiché è una cosa appena percettibile e non ha senso parlare di apparecchi o altre astrusità, che tutti ricordiamo dalla nostra infanzia priva di sottigliezze terapeutiche. Vi consiglia anche di chiamare proprio l'ASL di casa vostra, che ha degli ottimi logopedisti e con liste di attesa ridotta (stupore: una cosa di sanità pubblica che potrebbe funzionare?).

Fiduciosi di esservi imbattuti in una piega del sistema che funziona, come quei paleontologi che capitano su un'isola dimenticata dall'uomo dove ancora passeggiano i dinosauri, vi rivolgete alla pediatra di base, che si chiama "di base" perché quello è il suo livello visto che non distingue una ghiandola da una pustola (non è una battuta, purtroppo). La quale vi spiega che non può prescrivervi una visita dal logopedista perché prima ne serve un'altra.

Dal neuropsichiatra.

Rileggere qui sopra, prego.

A quel punto telefonate alla ASL, perché la stordita (di cui state cercando di liberarvi da un anno, n.d.a, se solo esistesse ancora un numero sufficiente di pediatri di base che siano un po' meno di base) non vi ha mai dato fiducia abbastanza neanche per farvi offrire un caffé. Eppure è vero: è prassi di Sanità Nazionale (con le maiuscole, perché certe cazzate vanno scritte con la maiuscola, come le malattie mortali e i nomi dei serial killer) che per portare un bambino di 4 anni a visita da un logopedista, pagato dallo Stato, cioé da voi e da me, prima dovete portarlo da un neuropsichiatra, pagato dallo Stato, cioé ancora da voi e da me.

«Non si spaventi» mi dice la logopedista di turno al telefono, «non è niente di cui aver timore, è prassi». Signora, le dico, non sono spaventato, e nemmeno stupefatto: sono incazzato come un elefante con un bastone su per il culo. Mi spieghi perché. «Perché è previsto così». Signora, mi scusi, ma a Norimberga questo tipo di risposta non è che ha funzionato benissimo... ho studiato abbastanza medicina e biologia da capire la differenza tra il mio orecchio e il suo sfintere, e in questo momento dovessi afferrare un cric da un'auto di passaggio, tra i due non lo infilerei nel mio orecchio...

Mi si brucia un fanalino dell'auto, costo 70 centesimi, vado per farlo cambiare e mi dicono: no, prima deve farsi fare la convergenza e sostituire gli pneumatici. Si ma scusate, è un fanale, una lampadina: macché, è prassi. Sticazzi.

Ora, capisco che ci sia una quantità percentuale, direi ridotta, di problemi di pronuncia o di parola che sia legata a questioni neuropsicologiche: ma in genere si tratta di palato o denti storti, un difetto di conformazione che porta a sibilare qualche consonante. Se poi scopri che non sei nella maggioranza dei normali, dopo e dico dopo magari vai a un livello superiore a farti controllare la palla di spugna che trasporti nel cranio. Ma così è veramente insensato. Se ho un callo, vado dal callista. E' un callo: come avere un secondo alluce che cresce sul tallone. Non devo farmi fare un checkup completo dall'ortopedico per escludere tutto quanto sta scritto nel manuale di anatomia patologica per potermi far curare un callo.

E allora: questi sono impazziti. Non mi sogno neanche di portare un bambino di 4 anni da un neuropsichiatra perchè forse ha il palato lievemente, ma lievemente, a cuspide. Viva gli apparecchi per i denti, abbasso i coglioni fuori di testa. Ed è inutile prendersela con questo o quel ministro, perché chissà a quando risale, e chi ha stabilito, una prassi che sta fuori da ogni forma di buon senso.

Inizio a provare una certa comunanza di sentimenti con quei pazzi rivoluzionari che, dando fuoco alle rivolte in tutta una serie di Paesi dimenticati da Dio e dagli uomini, hanno iniziato mettendo al muro tutti i professori e i medici. Forse un po' estremi nei metodi, ma per la miseria, non si può contestare il principio. Perché un medico che mi comunica come normale una cosa del genere va passato per le armi, deve subire il giro di chiglia, il rogo, la vergine di Norimberga. L'Inquisizione, ci vuole, ma una civile e ben armata che faccia il giro di questa Nazione dei miei coglioni, dai ministeri giù giù fino ai burocratucoli delle balle nascosti negli ufficetti dei paesini più piccoli. Tutti in piazza, processo popolare: presiede mia nonna. Che non aveva studiato un cazzo, ma perdìo, sapeva riconoscere un imbecille quando ne incontrava uno, e aveva abbastanza buon senso da distinguere la cacca dalla nutella.

La Lezione di oggi del Manuale è: non siate vaccinati alla follia che si nasconde nelle pieghe del mondo reale. Non guardatela con un risolino di sufficienza. Non fate spallucce come foste davanti a un aneddoto, a una cosa imprevista e imprevedibile che avete visto per caso e che capita di rado. Fate un casino del diavolo: perché essa è qui, è ovunque, è intorno a voi. Si annida nelle facce sudaticce di quegli emeriti coglioni che, da brave pecore che siete, vi siete messi in fila per votare nelle scorse settimane, da una parte e dell'altra; si annida nello scazzo anale del responsabile del vostro ufficio postale, nella brioche sbavata sulla scrivania del capufficio della vostra anagrafe, nella strafottenza silenziosa del vigile urbano sotto casa. Ribellatevi. Incazzatevi. Non mandate il mondo affanculo, o la sorte: mandateci persone reali, prendetele a calci, a sputi, fatevi vedere e sentire. Non accettate con rassegnazione e superiorità le follie del quotidiano, perché la vostra è la superiorità della pecora che crede scappando di aver risparmiato la vita al lupo. Date a voi stessi la prova di essere vivi: incazzatevi come furetti, rifiutate qualsiasi cosa che sia fuori dalla grazia di Dio e del buon senso, specie quelle minchiate assurde che hanno costi, economici sociali e psicologici, perché quei costi sono sempre a carico nostro. Ci prendono per il culo e ci presentano la parcella, che sia sotto forma di fattura o di tasse. Fatevi sentire per la miseria!

martedì 9 marzo 2010

(11) 7a Lezione: Sveglia!

«La democrazia è il peggiore dei sistemi possibili, ma gli altri sono pessimi»
(Winston Churchill)

Ricordo tempo fa l'avvocato dell'azienda per cui lavoravo, che di fronte alla documentazione che gli sottoponemmo per una causa, ci disse: «Bravi complimenti, davvero un bel lavoro. Io con quella roba non ci andrei mai in tribunale, comunque bravi». E se ne uscì per andare a giocare a tennis. Questo è l'atteggiamento del popolo bue verso la democrazia. Il vostro.

La democrazia teorica dovrebbe essere quel sistema per cui si propongono idee diverse, poi si vota, una vince per maggioranza, e poi tutti fanno in quel modo. La democrazia reale, quella di tutti i giorni, è invece quella cosa per cui mi sta bene se vinco io, se vince l'altro col cazzo che mi adeguo, perché ho ragione io. Non funziona manco dipinta. Non funziona neanche nel vostro condominio, figuriamoci se può funzionare altrove.

I sistemi in cui siete cresciuti, che vi hanno formato la persona e il carattere (per chi ce l'ha ovviamente) non sono democratici. La famiglia, quella sana, non è un regime democratico. Vostro padre, che mi auguro abbia provato a darvi dei Valori (con la V!) non era un leader democraticamente eletto e non era soggetto all'approvazione delle urne. La scuola, quella di una volta almeno quando funzionava, non era e non dovrebbe essere un regime democratico. L'esercito, per i pochi ormai che hanno avuto la fortuna (formativa, non pratica) di farne parte anche brevemente, non è un regime democratico. Dove inizia a introdursi questo virus, con le assemblee e le votazioni, alle scuole superiori, all'università, vedete che le cose iniziano a non funzionare.

La democrazia o si accetta o non si accetta. Non si può accettare con riserva, dipende da chi la spunta. Quando in Austria vinse Jörg Haider (vi ricordate il "leader xenofobo" di inizio anni Novanta?) tutti gli diedero addosso. Un politico italiano, tale Dini Lamberto, propose alla Comunità Europea una sorta di embargo contro Vienna se quel risultato elettorale non fosse stato annullato. Eppure era una vittoria democratica dopo libere elezioni (l'Austria, amici, non è il Sudan). Allora la democrazia vi piace ma solo fino a un certo punto? E quale punto? Detto per inciso, anche Hitler e Mussolini raggiunsero la loro massima carica attraverso i mezzi del sistema politico, l'unico che ebbe il "buon gusto" di attuare un colpo di stato fu Lenin.

Sono stupito di come le persone che giudico più intelligenti e dotate di senso critico, tra quelli che conosco, sotto elezioni si tramutano in bestie sbavanti sangue e luoghi comuni. Arrivo a preferire i più tonti, che per lo meno si limitano al calcio o ai giochi per la playstation, benedetta ignoranza.

Chiarisco: questa è una lezione del Manuale, non una lezione di politica. Non potrei cercare di insegnare qualcosa di politica a nessuno perché tutti pensate già di sapere tutto e ascoltate solo voi stessi o i vostri "idoli". Giudicate imbecille chi sbava per Brad Pitt, ma sbavate in senso totalmente acritico per Di Pietro o Berlusconi. Chiarisco anche, per chi non mi conosce abbastanza: alle ultime elezioni ho votato l'altro. A quelle attuali, qui in Piemonte, non vado a votare manco se mi legano non per schifo della democrazia (per quanto in effetti...), ma perché i due candidati sono due individui pericolosi. Voterei la Bonino a Roma perché l'ho sempre trovata una persona seria. Ma le mie idee politiche, per quelle poche che ancora ho, non sono materia di questa lezione.

La materia di questa lezione siete voi, e i vostri neuroni disattivati. Date dietro a un politicantucolo solo perché spara (cazzate) addosso a un altro politicantucolo che vi sta sulle scatole. Siete acritici. Il popolo bue è bovino in quanto si butta dietro a un capobranco a prescindere, il popolo è bue che sia popolo viola, azzurro, rosso o verde.

Grondate sangue da tutti gli artigli quando un assessore viene pescato a rubacchiare qualche milione di euro e gridate allo scandalo se non si becca vent'anni di galera, ma non vi scandalizzate perché un ragazzino di nome Omar, che ha ucciso una madre e suo figlio con 93 (diconsi novantatrè!) coltellate è uscito ieri di galera dopo soli nove anni, o perché ci sia un terrorista pluriomicida a piede libero in Brasile o un altro in centroamerica che porta a spasso i turisti per fare le battute di pesca: non vedo infatti manifestazioni di piazza per farci ridare e mettere in galera Battisti.

Volete vedere un certo leader politico dietro le sbarre una domenica sì e l'altra pure perché possiede una televisione, o ha truccato un appalto, ma non vedo manifestazioni popolari contro il fatto che in Italia se investi e ammazzi tre persone mentre guidi ubriaco ti danno i domiciliari (negli Stati Uniti ti danno l'ergastolo, per la cronaca, quello vero). C'è un tizio qui a Torino (democraticamente eletto da altre bestie come lui) che ogni volta che qualcuno individua un terreno per costruire una moschea, prende un maiale al guinzaglio e va a farci una passeggiata, e intanto voi siete impegnati a scandalizzarvi perché in un talk-show politico non hanno dato la parola a questo o quel presenzialista, ovviamente in funzione di dove era diretta la merda che il tizio in questione voleva sparare.

Il popolo bue non manifesta i suoi sentimenti, perché non ne ha. Fa quel che gli dicono di fare. E manco se ne accorge. Ve ne accorgete? Non intendo fare apologia degli Stati Uniti, che sono un Paese come gli altri, migliore del nostro per certi versi e peggiore per altri, ma avete riempito le piazze ogni volta che gli americani sono andati in Iraq o Afghanistan, invece tutti a casa mentre avveniva il massacro del Ruanda, quello in Sudan, nessuno con gli striscioni contro i regimi in Iran o in Corea del Nord. in Iraq sono esseri umani di serie A, in Iran di serie B? Curioso, basta cambiare una lettera...

Peraltro il presidente in Iran è stato eletto, non è un dittatore - esattamente come successe negli anni 30 in Germania, con quel che ne è seguito, ma poiché «chi non ricorda il passato è destinato a ripeterlo», come disse George Santayana, succederà la stessa cosa perché nessuno si alza dalla sedia ogni volta che quel pazzo furioso annuncia che intende spazzare via gli ebrei dalla faccia della terra. Siete troppo impegnati a farvi le pippe per l'esclusione dal Parlamento del Partito Comunista delle elezioni scorse, o per l'esclusione della lista del PdL nel Lazio a questo giro, o a comprare i libri di un signor nessuno che va a berciare in tv ogni giovedì sera contro questo o quel governante, peraltro pure pagato per farlo con soldi pubblici (i vostri), e così gli mantenete la casa in centro a Roma e quella in montagna. Curioso destino, peraltro, quello degli ebrei, vittime di serie A neanche 50 anni fa, ora a nessuno pare che gliene freghi più niente, in fondo ormai hanno la mania di persecuzione (e vorrei vedere voi al loro posto!, e comunque anche i paranoici possono avere nemici reali, così come anche gli ipocondriaci possono ammalarsi...).

Vi riempite la bocca di parole come "dittatura" e "golpe" perché sentite questo o quel fanatico (democraticamente eletto!) che a sua volta ne riempie il video o i giornali (strano, visto che sono "tutti in mano all'altro tizio"); e mancate di rispetto innanzitutto alla lingua italiana (o spagnola, nel secondo caso), che dimostrate di non conoscere: ma soprattutto mancate di rispetto a chi nelle dittature (vere) o per i golpe (veri) ci ha lottato e ci è morto. E manco capite che a dare ogni due per tre del Dittatore a un nanerottolo priapista in fondo lo elevate a quel che non è e non potrebbe mai essere.

In realtà avete scollegato i neuroni da tempo, tra un Grande Fratello, che fa moda da una parte, e qualche raffinato film curdo che fa moda dall'altra. Anche l'anticonformismo è una moda, in cui cadete per reazione. Basta che vinca il Toro (o la Juve, o la Roma, o l'Inter, o il cazzo che vi pare), e poi in fondo va tutto bene. E invece non va bene: vivo in una nazione che sembra una enorme curva da stadio, e perfino quelli che posso normalmente ritenere persone valide ponderate e intelligenti stanno là in mezzo a gridare bestemmie e buttare motorini dagli spalti.

L'indulto non vi ha smosso anche se ha messo sulla strada gente che delinque (ovviamente finché non sarete voi gli aggrediti o gli scippati, allora apriti cielo!), e adorate i politici che l'hanno votato, e ora lo sconfessano, ma solo se danno addosso agli altri politici che vi stanno sulle palle. Non è decidere, quello che fate, non sono opinioni le vostre, perché raramente ne avete, almeno finché non ne leggete una da qualche parte. E' scegliere chi vi sta più sul cazzo e poi salire sul carrozzone di chi lo copre di merda. Non sapete individuare ciò che è oggettivamente una cazzata neanche se vi morde sul naso, l'unica cosa importante è chi l'ha detto, e contro chi, e di che colore è. Questa è la democrazia reale nel mondo reale. Fantastico.

Vi bevete quel che vi fanno bere. Passate i giorni a scandalizzarvi per una leggina che tizio ha fatto, e caio ha contestato, equamente divisi non tra i sostenitori e i detrattori della legge in sé, ma tra sostenitori passivi di tizio e di caio. E non vi preoccupate delle leggi che non ci sono, o che ci sono e non vengono applicate. State otto ore davanti alla tv a vedere la "Manifestazione per la Democrazia" (quella che volete, del partito che volete, tanto si chiamano tutte così!) con senso dello scandalo, ma entrate in banca, ricevete gli estratti conto, pagate i mutui acriticamente, pagate la stessa IVA sulla Panda che un altro paga sulla Ferrari ma non vi scomponete - neanche una manifestazioncina piccola piccola!, poi magari dal dentista fate a meno della fattura perché vi costa meno, al bar non chiedete lo scontrino se non ve lo fanno, e due su tre di voi se vedono un incidente tirano dritto.

La lezione di oggi è questa: pensate con la vostra testa. Avete cultura e senso dei valori, alcuni di voi che conosco bene almeno. Avete intelligenza e, talvolta, avete senso critico. Usateli. Non trasformatevi in bovini secondo l'umore della piazza, non riempitevi la bocca (e il profilo di Facebook) di parole per sentito dire. Siete più intelligenti di così. Riscoprite qualcosa che forse avete ancora: il senso del decoro, e quello della vergogna. Ci sono abbastanza sepolcri imbiancati in giro da seppellirci un paio di generazioni. Non santificate questo politico e non godete se quell'altro viene aggredito, lasciateli perdere, è l'unico modo, se vi sedete sugli spalti la partita va avanti anche grazie a voi, non importa che squadra sostenete - non importa!, se ne sostenete una tenete in piedi anche l'altra, e non riuscite a capirlo! E se devo spiegarvelo, è troppo tardi e non sarete in grado di capirlo comunque.

Sbattetevene elegantemente i coglioni delle elezioni o della notizia del giorno, e di tutte le cose che vi vengono messe davanti al naso per non farvi vedere le altre. Passate oltre. Il mondo non gira intorno a Berlusconi, o Di Pietro, o Travaglio, o Santoro, o la lista Formigoni o le tette di una velina che si scopa un ministro. Passate oltre, SVEGLIATEVI! Anche questo è Ordinaria Follia, l'unica cosa che potrebbe anche rischiare di lasciare qualcosa di migliore ai vostri, e nostri, figli. Se tutto quel che sentiamo di lasciare loro è una bandiera arcobaleno e una serie di scandalizzatissimi luoghi comuni vuoti di reale significato, ammazziamoci tutti ora perfavore. Almeno smettiamo di soffrire.

lunedì 25 gennaio 2010

(10) 6a Lezione: Darwin Aveva Ragione

Sono ossessivo compulsivo. Diffido dei supermercati, dei centri commerciali, delle grandi rivendite. Vado dal lattaio, dal panettiere, nei negozietti purché non superino i 40 metri quadri.

Motivo per cui non amo entrare in un sacco di posti, e tra essi le grandi librerie (cioé i mercati generali della carta), tra cui le onnipresenti Feltrinelli megashop multitasking book cd dvd tastiere chitarre calendari assorbenti mutande cazzo voglio solo comprare un libro.

Di solito comunico un titolo al mio libraio e lui me lo procura, addirittura con il 10 per cento di sconto. Ma stavolta non ce l'ha fatta. Sarà l'età, una distrazione, o il fatto che i due titoli che cercavo sono fuori catalogo: forse perché non ripubblicati, più probabilmente perché le copie restanti le ha comprate tutte Feltrinelli e le vende online.

E infatti li trovo online. Addirittura con pagamento contrassegno (col cazzo che vengo a darvi il numero della mia Visa, siete italiani, non mi fido!). Cedo e li ordino, nonostante Mario mi avesse avvisato, e vista la sua natura ultraterrena avrei dovuto dargli ascolto.

Entrare nel sito di Feltrinelli, innanzitutto, è una esperienza scivolosa. Ci hanno attaccato l'articolo, laFeltrinelli.it, come fosse un'amica, la Giovanna, come se si cucisse la cravatta alla camicia solo perché di solito vanno insieme. Scivoli su quell'articolo così determinativo che ti fa sentire un consumatore abituale.

Guardare il sito è come prendere un divano in un occhio, forme tonde e rosso tra il Ferrari e il porpora (e d'altronde, laFeltrinelli non poteva scegliere altro che ilRosso, e chi l'ha capita sa). Compili il solito modulo in cui ti chiedono nome, cognome, albero genealogico, riferimenti telefonici fax email pager blackberry e tuanonna, giùgiù fino al tremendo modulo di accettazione:

«Ai sensi di questaequella legge autorizzo laFeltrinelli a trattare imieiDati come cazzo gli pare a loro, per mandarmi i libri e anche la pubblicità e tuttecose, e se non accetto non solo non ricevo i libri, ma probabilmente vengo anche cancellato dall'anagrafe, mi annullano il passaporto, se sto male non viene l'ambulanza, e mi toccheranno sette anni di sfiga (tre con la condizionale)».

Accetto (che devo fare?).

Finisco l'ordine e stampo tutto (una volta si facevano le cose su carta, carta canta diceva mia nonna che infatti amava Di Stefano e diffidava di Pavarotti; oggi si fa tutto in via telematica e poi si stampa "così ne ho una copia". E' l'evoluzione tecnologica: è talmente veloce, ma talmente veloce, che si raggiunge da sola e riesce a sbattere la faccia sul suo stesso culo). E mi accorgo che ho commesso un errore nel digitare il numero civico di casa mia.

Dramma. Come ho fatto? Mi si sono intrecciati i diti alla Fantozzi? E che ne so? Mai sbagliato un numero di telefono? (Sì lo so, intendo una volta, quando ancora si digitavano e non si usavano esclusivamente le rubriche, chi ha più di 30 anni sa di cosa sto parlando). Panico. Mario mi affonda gli artigli nella spalla. Poi vedo il mitico linkino: "Profilo utente". Clicco, apro, correggo. Ah. Sto meglio. Tutto a posto.

Macché. L'inesorabile ingranaggio dell'imbecillità automatizzata ormai si è messo in moto, è come una valanga, è la Wermacht della vendita online. Due giorni dopo mi arriva la mail che mi avvisa che il pacco è partito, contrassegno per 23,28 euro. All'indirizzo errato. E a che serve allora modificare il profilo? A che serve il profilo stesso? E la mia identità sul divano rosso-CheGuevara de laFeltrinelli? Oddio, non ho più la mia identità, sono un tizio che non conosco che abita da un'altra parte...

Pazienza. Il pacco è partito, risulta "in transito" con il corriere SDA. Lo stato del pacco ha un che di latineggiante, "in transitum", anzi di metafisico. E' il pacco di Shroedinger, che non è vivo né morto, è in transito, quindi è vivo e morto allo stesso tempo (finché non lo apri e controlli il gatto, e qui ci arriva solo chi ha studiato fisica, cioé praticamente nessuno dalla mia generazione, compresa, in poi).

Non mi arrendo. Mi sono evoluto. Sono un homo sapiens sapiens. Lo sapevate che abbiamo due sapiens? Anche voi, non solo io. Siamo due volte sapiens. Digito, ergo sum. Cerco il numero verde di SDA, che è scritto in verde ma costa 14 centesimi al minuto senza scatto alla risposta (e perché è verde? Sarà catalitico). Chiamo. Ascolto l'infame disco che mi spiega che con i miei dati personali ci fanno i cazzi loro e che per questo devo digitare uno, per quello due, e via così fino a numeri di tre cifre. L'assistenza clienti non è prevista, il menù che ci assomiglia di più mi fa sapere di essere automatizzato. Ma io sono sapiens sapiens, e so sconfiggere le macchine: il segreto per combattere i menù a scelta è dare risposte a cazzo, purché quella seguente sia incongruente con quella che precede, alla fine il disco non sa più che pesci prendere e ti scarica a un operatore (non uno a caso, uno, proprio lui, l'unico). Arrivarci è la scoperta di El Dorado, solo chi ha un piccolo Vin Diesel dentro ci riesce.

Spiego alla signorina che il mio pacco è in uno stato quantistico di transienza e che intendo correggere il numero civico, così lo consegnano a me e non a nessun altro, mi pare logico (visto che ancora devono portarmelo) far sapere loro dove mi trovo. Presumo sia una sapiens sapiens anche lei, quindi dovremmo essere sullo stesso piano evolutivo. Mi risponde che non è possibile.

Momento di silenzio. Dissolvenza. Non è possibile. Ormai il treno è partito, va verso il burrone ma non si può avvisare il macchinista che è meglio frenare, non è possibile. Così, come se fosse sensato. Inizio a pensare che la tizia sia solo sapiens, una volta. Le dico, non hai capito un cazzo, ma te lo rispiego come se tu fossi uno scimpanzé. Stavolta capisce. E mi dice che, se il corriere non mi trova, non mi devo preoccupare, lascia un biglietto. Le chiedo a chi lo lascia, se arriva all'indirizzo di un altro. Mi dice, sulla buca o sul citofono. Le chiedo, sul citofono di chi visto che non c'è il mio nome. Lei grippa, raschia la frizione cambiando marcia al cervello (presumo stia cercando di inserire la ridotta, come gli autocarri Om di una volta), mi dice, «Le passo l'assistenza». Cioè il limbo delle musichette da ascensore, nella fattispecie una orripilante strimpellata al pianoforte proiettata a un volume che mi sfonda la scatola cranica. Nessuno risponde per vari minuti, poi cade la linea.

Ma io sono sapiens sapiens. Non mollo. Idiota laFeltrinelli, idiota laSignorina di SDA, c'è ancora la speranza che il corriere, individuo forse abbruttito dall'attività di manovalanza e di certo non uno scienziato nucleare, ma probabilmente abbastanza smaliziato da saper evitare una fatica inutile, sia almeno sapiens una volta. Nonostante la neve e i due gradi sottozero, passeggio fino al numero civico errato che ho indicato (mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!) e appiccico con otto strati di nastro adesivo un cartello formato A3, cioé 42 centimetri per 29 virgola sette, con la scritta in alto "Per il corriere SDA" stampata in arial black a corpo 42. Il cartello, visibile anche dal satellite come appare evidente, indica che non abito al 37 ma al 33, e che c'è stato un deplorevole errore. La differenza, in termini topografici, è di duecento metri, risalendo come salmoni la stessa strada. Non sapendo quando il corriere passa, non posso andare a stazionare sotto casa di un altro per un paio di giorni sotto la neve e sotto lo zero Celsius; quindi, onde evitare allo scimpacorriere di tornare una seconda volta nelle brughiere dove abito, suggerisco cortesemente ed educatamente (e con un altro paio di -mente) che si trasli di metri duecento in direzione grossomodo ovest, risalendo la stessa carreggiata, fin dove troverà il nome che cerca su un citofono, il mio. Penso che sia sufficiente, per qualsiasi tipo di sapiens, e anche per la maggior parte dei primati con pollice opponibile.

Errore. Al pomeriggio vado a controllare e trovo il mio cartello esattamente dov'era, e un avviso del corriere incollato al muro accanto all'ingresso di questa abitazione non mia. E' passato alla tal ora, non c'era nessuno (ma davvero? E dove? A casa di chi hai suonato, o beatissimo imbecille, o cavaliere jedi delle teste di cazzo?). Chiamare il numero verde catalitico per concordare la seconda consegna.

Ovviamente riprovo a chiamare, codificando correttamente con il tasto 3 la mia richiesta di parlare a una forma di vita evoluta riguardo al mio pacco transiente. Pianoforte, anzi forteforte, da spaccare le orecchie per 14 minuti. Nessuno. Specifico, da buon italiano lamentoso, che se io al lavoro non rispondo al telefono, me lo tirano in faccia. E se smetto di lavorare mezz'ora prima dell'orario, il capo del personale viene personalmente a spaccarmi i denti a calci con le Clark nuove effetto camoscio nero comprate a Edimburgo.

Il ciclo vitale della cazzata giunge a compimento quando, esausto e sfiduciato, dopocena scarico la posta e trovo una email della mia amica laFeltrinelli che mi dice, il corriere ci fa sapere che non è riuscito a consegnarti il pacco, telefona al numero catalitico per concordare la seconda consegna, e mi ricorda che l'indirizzo di consegna è il seguente: quello errato. Sono sapiens sapiens e trovo idiota che esista una procedura che normalmente, se per qualche motivo durante una normale consegna non mi trovano a casa mia, poi con una email mi ricordano il mio indirizzo. Perché, potrei averlo dimenticato? Torno dal lavoro, parcheggio in una via a cazzo, scassino un portone ed entro a casa di un altro, mi infilo le sue pantofole e mi prendo una birra dal suo frigo, con lui seduto sul divano (rosso porpora stile laFeltrinelli) che mi guarda strabuzzando le cornee?

Nell'attuale intervallo T di tempo, lo stato quantistico del mio pacco non si è ancora risolto, permane il dualismo libro-particella. Shroedinger for President. L'assistenza SDA si chiama "assistenza" probabilmente perché mentre i telefoni suonano, l'operatore sta assistendo a una partita in tv. Il sitodivano de laFeltrinelli è governato da una demenza artificiale che mi fa compilare un profilo che non usa e poi mi ricorda che abito a casa di un altro. Ionesco sarebbe felice, Kafka no (ma solo perchè era un depresso cronico, in fondo in fondo piacerebbe pure a lui).

La Sesta Lezione del manuale, caro amico che hai letto fin qui, probabilmente divertendoti alle mie spalle e ridacchiando mentre un rivolo di bava ti scende verso la fossetta del mento, è questa:

(a) Gesù ti ama. Tutti gli altri ti ritengono un coglione.

(b) E' vero però il contrario: ti ritengono tale perché la maggioranza di loro è più cogliona di te.

E' un dato di fatto dimostrato che i coglioni ci stanno un passo avanti. Per quanto ci industriamo a prevenirli, ci fottono sempre in modi che non avremmo creduto possibili, perché ragioniamo secondo L-O-G-I-C-A. La nostra razionalità ci seppellirà tutti, compresi Shroedinger e il suo gatto. I coglioni ci sono superiori, perchè non indugiano con frivolezze inutili come il buon senso, la precisione, la puntualità, la completezza: fanno le cose alla cazzo, senza secondi pensieri e senza voltarsi indietro, e mentre noi ci giravoltiamo su noi stessi cercando la circolarità perfetta del nostro stesso ombelico, loro vanno avanti, ci staccano di un paio di incollature, e sono già a fare danni più in là, dove nessun homo sapiens sapiens è mai giunto prima, e quando ci giungerà se la prenderà immancabilmente in quel posto, perché prima di lui c'è già passato un coglione.

Ne è passato uno in ogni luogo, reale o figurato, in cui possiamo pensare di trovarci; qualsiasi cosa pensiamo di fare, uno di loro l'ha già fatta alla cazzo senza possibilità di rimedio.

Darwin aveva ragione: sopravvive il più adatto, e il più adatto è quello che se ne sbatte beatamente degli altri e del senso delle cose, e tira dritto per la sua strada. I coglioni sono una forma di vita superiore. Sono il prossimo passo evolutivo, il domani che è già qui oggi. Ci sopravviveranno perché se ne fottono, anzi manco se ne accorgono. Per loro la via più breve tra il punto A e il punto B è il gomitolo, mentre noi ci ammazziamo di linee rette.

Sono ovunque, intorno a te, amico lettore, ma soprattutto dietro di te. Attento alle spalle.

mercoledì 30 dicembre 2009

(9) 5a Lezione: Statisticamente Stupido

Il valore del denaro è una percezione. Vedete qualcosa che vi piace e lo comprate, spesso giudicando il prezzo conveniente anche se non avete fatto raffronti.

Esempio. Attraversate la città per comprare un oggetto che costa 30 euro. Il commesso vi dice che se tornate domani ne costerà 15. Voi tornate. Poi attraversate di nuovo la città per comprare un computer che costa mille euro. Il negoziante vi dice che se tornate domani ne costerà solo 985. Lo prendete subito. Eppure sono sempre 15 euro risparmiati.

E allora andiamo avanti così, facciamoci del male:


Scommettiamo 100 euro a testa o croce. Esitate? Perché no, in fondo rischiate di perdere solo 100 euro!
Probabilità: 1 su due (1/2)

Andiamo al casinò. Siete disposti a mettere 100 euro al volo su un singolo numero, adesso, senza pensarci due volte?
Probabilità: 1 su trentatrè (1/33)

Vi ricordate il vecchio Totocalcio? Quello con le 13 partite di qualche anno fa. Qualcuno ci ragionava sopra, qualcuno metteva i segni a caso, 3 segni per 13 risultati. Avete mai fato una giocata da 100 euro? Più o meno corrispondevano a 5 doppie e una tripla, cioé una schedina con 96 possibili combinazioni.
Probabilità: 96 su quasi un milione e seicentomila (1/16.607)

Il prossimo astronauta italiano che andrà sullo shuttle ha intenzione di lanciare un sassolino sull'Italia dall'orbita. Scommettereste 100 euro che il sassolino cadrà entro un chilometro quadrato da casa vostra?
Probabilità: 1 su circa trecentomila (1/301.338)

Comprereste un biglietto della lotteria, uno solo, per 100 euro?
Probabilità: circa una su 18 milioni e mezzo (1/18.536.180 tagliandi venduti nel 2008)

Andiamo di nuovo al casinò. Punto 20 euro sul 17, nero, dispari. Cinque volte di fila (totale, se perdo, 100 euro). Io però voglio vincere tutte e cinque le volte! Mi prestate i 100 euro?
Probabilità: 1 su quasi 40 milioni (1/39.135.393)

In Italia ci sono circa 1,3 cellulari per ogni abitante (dati Eurostat, 2008). Compongo un numero a caso, tra quelli esistenti: scommettiamo 100 euro che riesco a chiamare proprio voi.
Probabilità: 1 su circa 78 milioni (1/78.000.000)

Scrivo a caso la targa di un auto, considerando tutte quelle circolanti al mondo. Anzi, ne scrivo due. Scommettete 100 euro che, tra il primo e il secondo tentativo, azzecco la targa della vostra?
Probabilità: 2 su circa 900 milioni (1/450.000.000)

Grande lotteria europea: viene estratto un nome tra tutti gli abitanti. Mettete 100 euro su di me? Quando vengo estratto ve li rendo.
Probabilità: 1 su quasi 500 milioni (1/495.000.000)

Okay, ho capito, non vi piace rischiare, neanche quando avete buone probabilità (come nel lancio della moneta), tanto meno quanto le probabilità son ridicole. Nessun problema, 100 euro sono 100 euro. Per cui, andiamo al bar che vi offro un caffé. Già che ci siamo, vi direi di prendere una schedina del del Superenalotto, una di quelle piccole, da 2 euro. In un anno, con 3 estrazioni alla settimana, alla fine sono circa 300 euro per azzeccare un sei... però voi non siete gente cui piace rischiare, lasciamo perdere. O no?
Probabilità: 1 su oltre seicento milioni (1/622.614.630, senza considerare il numero jolly)


Una volta chi vendeva false speranze era un truffatore, ora è una società privata (privatizzata), e lo Stato che da una parte fa campagne di utilità sociale per "giocare responsabilmente" dall'altra ci guadagna una consistente fetta su un gioco che prevede una dozzina di estrazioni al giorno (Win4Life). E poiché non capite i numeri, comprate quella falsa speranza tre volte a settimana. Anche con una schedina di 1 euro, sono comunque più di 150 euro all'anno. La maggior parte di voi ne spende di più. E se il montepremi sale, aumentano le scommesse, come se un montepremi più alto significasse più probabilità di vincere.

Cazzate.

Lezione numero cinque del Manuale: ogni tanto fa bene mettere le cose nella giusta prospettiva, e sentirsi stupidi. Adesso prendete i 100 euro e portate in pizzeria i vostri quattro amici più cari. Sono soldi spesi bene, anzi spesi meglio.