venerdì 23 ottobre 2009

(4) Intervallo: Ossessioni

I bastoncini Findus nel freezer sono quarantasette.

E' una informazione fondamentale per affrontare questa lezione, che in realtà non è una lezione vera e propria per andare direttamente in antitesi con il concetto di ordine.

Siamo tutti ossessivo-compulsivi. 99 persone su 100 lo controllano, consapevolmente (pochi) o inconsapevolmente (i più), una ne è controllata, e va in terapia. Ma lo siamo tutti, e lo siamo fin da bambini, anzi soprattutto da bambini.

Non siete d'accordo?

Fate mente locale, indifferentemente tornando bambini od osservandoli adesso: il biscotto intero è buono, il biscotto rotto è cattivo. I giochi vanno posti in un certo ordine, se no non ci si gioca più. La palla si posiziona esattamente in un certo punto del tappeto, della mattonella o del cortile, se si sposta si rimette dov'era, anche cinque volte, prima di calciare. La cena è buona se è di un certo colore, o ha un certo aspetto. Si guarda spesso la stessa singola scena di un film, a ripetizione. In una serie di cartoni animati, si riguarda sempre lo stesso, o si richiede sempre la stessa fiaba. Di notte deve essere accesa una certa lampada in una determinata posizione. Ogni piccola differenza dall'usuale viene subito notata, chiedendo "perché". Il dentifricio sullo spazzolino si mette in una certa quantità e da destra a sinistra (o viceversa), altrimenti non ci si vuole lavare i denti.

E la più nota di tutte: camminando per la strada, non si pestano le righe.

Adesso siete d'accordo. Lo sapevo.

Una parte di tutto questo è istinto. L'uomo nasce con un istinto per l'ordine, e una repulsione per il caos. I disordinati? Vi diranno che il loro è "disordine organizzato", o che non lo è affatto, in ogni caso ciò che a voi appare caotico a loro appare strutturato, e prova ne è che trovano sempre tutto. E, facendo più attenzione, anche i disordinati hanno "isole" intoccabili di perfezione (le penne sulla scrivania, i libri per colore sullo scaffale, i dischi per ordine alfabetico, eccetera).

"E' un bambino istintivamente ordinato e ubbidiente" significa "è una bambino con una marcata componente ossessivo-compulsiva". La mente razionale poi cresce e la logica prende il sopravvento, lasciando comunque una porzione più o meno grande al folletto interiore che ha bisogno di contare i bastoncini Findus nel freezer.

Fate di nuovo mente locale: torno indietro tre volte (non due, non quattro) a controllare di aver spento la luce, o chiuso il gas. Dispongo i saponi e i profumi sul ripiano del bagno sempre nello stesso ordine. Mia moglie, o mio marito, o la donna di servizio, mettono la carta igienica in un altro posto, e io la rimetto sempre al suo posto. L'acqua, nella porta del frigo, è sempre la prima bottiglia sulla destra, o sulla sinistra. Se qualcuno mette il formaggio sul ripiano in alto, lo sposto nel suo cassettino. I vestiti nell'armadio sono ordinati con un criterio, e quello è il criterio, sia esso per colore, tipo, dimensione, li ridispongo sempre a ogni cambio di stagione in quell'ordine. Le lenzuola di un set e le federe di un altro, o la tovaglia di un servizio con i tovaglioli di un altro, mi danno fastidio. Metto sempre gli oggetti, o almeno alcuni oggetti, a due a due, o a tre a tre: per esempio i telecomandi accanto al divano. C'è una schematicità feroce e pronunciata nel modo in cui metto la biancheria nei cassetti. Un posto ad ogni cosa, e ogni cosa al suo posto. Il tubetto del dentifricio aperto, quello della maionese non avvitato bene, devono essere subito sistemati correttamente.

E la più nota di tutte: immediatamente giro nel verso "giusto" la pagnotta posata a tavola "al contrario".

Adesso siete spaventati. Non è il caso.

Il concetto di base, l'errore in cui tutti cadono, è credere nella casualità. Al di là della rispettabile opinione di Einstein per cui il caso non esiste ("Dio non gioca a dadi"), che era però riferita a tematiche più complesse, effettivamente il caso non esiste. Un computer non genera un numero casuale a caso, ma in base a complessi algoritmi per cui è programmato (ecco perché in nessuna lotteria che si rispetti si usa un computer, ma ancora le palline). Anche il cervello, nel pensare "un numero a caso", segue uno schema che è inconsapevole, ma c'è. Ognuno ha "numeri buoni" e "numeri cattivi", pur se non se ne rende conto. Se chiedete a qualcuno di pensare un numero tra 1 e 10, una volta su due indovinerete provando con tre o sette. Per alcuni i numeri pari sono buoni, "finiti", e quelli dispari cattivi, "incompleti". Chi però ha avuto una formazione matematica di una certa qualità pensa all'inverso, e cioé apprezza di più alcuni numeri "singolari" (come 13 17 o 47, e vi dice "mica sono superstizioso!"), perché i numeri primi attirano la mente. Se poi trovate gradevole la successione 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21 o, al contrario di molti ossessivi-compulsivi, siete affascinati dai numeri non interi e 1,618 vi suona bene, avete un istinto matematico superiore, ma sarebbe un altro discorso.

La casualità non esiste, ogni evento è conseguenza di altri eventi che lo hanno prodotto, e tutto ha un ordine, anche ciò che pare non averlo. Il nostro istinto ci porta all'ordine, o meglio a un tipo di ordine, che può essere soggettivo, ma la ripetitività, l'uniformità, il rapporto geometrico tra le cose ci attirano. Tutto si riferisce a uno schema. Se state pensando "adesso ci faccio attenzione e non metto più il dentifricio lì o il sapone là", non riuscirete a uscirne, perché state per adottare un altro comportamento schematico, volontario, come effetto di quello originario, compulsivo. Non si può uscirne: siamo tutti un po' ossessivo-compulsivi, lo sono io (eccome!), anche Mario lo è (anche se non gli piace ammetterlo), e lo siete voi.

Non guardate strano gli altri quando hanno le loro "piccole manie". Anche voi posate il cellulare sulla scrivania sempre nello stesso posto, girato nello stesso modo, e lo stesso per la tazza di caffé, e se qualcuno vi ha voltato un po' la cornice con la foto accanto al telefono, la risistemate com'era, anche se questo significa una rotazione di mezzo centimetro. Da questo deriva, per molti, la "pignoleria": un lavoro non è mai finito bene, serve sempre un altro ritocco; se non si è messo "tutto a posto" in quel file o progetto, si va a casa con l'ansia, o si lavora un'ora extra non per una data di consegna ma semplicemente per lasciare la cosa "in ordine".

Se siete tra i 99 che controllano la cosa, nessun problema. Osservatela, magari tenendo d'occhio che non vi sfugga. Fate qualche esercizio che vi forzi la mano. Parcheggiate un po' storto. Non pulite il cerchio che la tazza di caffé lascia sulla scrivania. Per una volta mollate il lavoro al punto in cui è alle 5 in punto e filate a casa. Lasciate il tubetto del dentifricio aperto. Domattina, dopo colazione, lasciate nel frigo la bottiglia del latte senza tappo.

E soprattutto, almeno per stavolta, non contate i bastoncini Findus nel freezer.

E ora la non-lezione di oggi: guardate gli altri. Come e quando si lavano le mani, come si siedono, cosa fanno, come si muovono. Basta mezza giornata. Il vicino di scrivania vi ha rotto le palle per tutto il mese? Ora sapete che basterà spostargli la foto della nonna accanto al computer per qualche giorno di fila per rovinargli il flusso della giornata. A mali estremi, gliela fate sparire e lo gettate in depressione. Ah, il tizio che va in bagno a sciacquarsi venti volte al giorno: aspettate di avere i palmi un po' sudati e poi dategli una pacca amichevole sul polso. Andate a fare quattro chiacchere con quella collega che non sopportate, e poi lasciate distrattamente la tazzina di plastica del caffé sul suo tavolo, ovviamente dopo esservi assicurati che avesse la base lievemente sporca di caffé. In precedenza avrete fatto sparire dal suo cassetto i kleenex.

Ossessione-compulsione come problema? No. E' potere.

Come in Matrix, basta conoscere il codice, e ogni persona ha, anzi è, un codice. Leggere quello degli altri, aiuta a capire il proprio, o al massimo a ignorarlo se è questo che preferite.

Bene, fine intervallo: adesso tutti in classe, ma in fila per uno e in ordine di altezza, perdìo.

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